Opera 1^ classificata Sezione Adulti
Antonio Capriotti
Ricordando Pavese
- ripeness is all.
Dolente resta limpida memoria
dell’autore schivo, timido
e tragico cantore che attingeva
agli inferi del mito per narrare
turbate visioni di campi
e città: arcadie di dannati
ed elisi urbani d’angeli
feriti – la solitudine
umano destino e il vivere prono
ad assidua implacabile fatica.
Ai giorni chiedeva invano
smentite, e dai disinganni
trasse poesia e coscienza
chiara di maturità
che per lui fu tutto: un gesto
disperato nella sera, e discese
nel gorgo ombra fiera
cercando occhi d’amore
e l’abbraccio profondo
della terra – da cui ora s’innalza
segreto respiro, insonne
a sfiorare il transitante
fisso compiersi di fati
e di stagioni: alito e impronta
di presenza numinosa lassù
– genius loci sui colli
dove eterna splende la Luna
ed inquieti vacillano i falò.
- nel centenario della nascita.
Opera 2^ classificata Sezione Adulti
Antonio Pistillo
Viaggio nel luogo natale
Anche stanotte c’è vento qui a Marsala
di quello forte e insistente che ti confonde
salgo nel silenzio salmastro la scala
entro e ripercorro l’adolescenza alla fonte
apro la porta di casa e quatto mi infilo
evito a memoria sponde e antichi spigoli
la poltrona e di traverso l’asse da stiro
in cucina la frutta buona e i ninnoli ridicoli
per terra le scomposte scarpe di mio padre
lo sgocciolio del rubinetto che non sa stringere mia madre
le orme tra i mobili di coniugali latrati striduli
tragitti di passato e psicanalitici tristi vicoli
sulla tavola a fette l’insuperabile pane locale
per cui può venire il dubbio di tornare
i tubi fuori le mura in bagno per risparmiare
la doccia rotta da tanto da parere normale
la sensazione del vento e il suo sibilante respirare
nel vortice di polvere, foglie, sale e pensieri
e nel naso il gusto del mare che chiama all’altare
fante, cavallo, l’insoddisfazione e i suoi cortigiani neri
e per miracolo la raminga voglia di accettare
di bruciarli con gelsomino, scorze d’arancia e rose
e la vampa, fresca e piana e i misteri
i sorrisi più veri, i benvenuti perdoni forestieri,
e la folgorazione che improvvisa non propose
ma pose
l’amore
su tutte le cose.
Opera 3^ classificata Sezione Adulti
Emilia Fragomeni
Le ombre del silenzio
Sono tornata ancora, nella brezza
del rimpianto, per parlarti dell’ansia
dei miei giorni, che il tempo ha ricolmato
dei tuoi silenzi.
Vienimi accanto e accogli la freschezza
che il vento, dolce, m’insemina negli occhi.
Ancora canta l’anima che non sa
piegarsi al tempo. Ancora spera.
Vorrebbe dirti tutta la sua attesa
e il suo sostare dietro a una porta chiusa
da chiavistelli forgiati nel mistero…
Noi avevamo tutto un giorno da godere,
ma lo sciupammo a contemplare l’ora.
Ed è… già sera!
Ciò che fu vita ormai discende muta
negli ambigui recessi del passato.
Diventa goccia che evapora,
nel palpito del sole, in sale amaro.
Ma la memoria raccoglie ancora
frammenti di emozioni che fluiscono
lente in acque scure e dense.
Procedono le ombre nell’oscurità
del silenzio. Vanno verso diafane
apparenze, ignari avanzi di attimi vissuti,
scarne tracce del naufragio degli anni.
Si smarrisce dentro transiti ignoti
la mia anima. Si fa pallida attesa
del soffio luminoso di una voce,
sepolta nell’oblio della mia terra.
Resta solo… la rappresaglia del silenzio,
che arrossa deserti di gelo.
Opera 4^ classificata Sezione Adulti
Marzia Pirastru
More di Rovo
Preziosi ed inutili fiati,
tempestati di canditi e gioie,
marinati nell’ansia
del tempo che attende,
dell’ipotetico in avvenire dispotico.
Fiati interrotti
dalla sospensione dell’essere
in attesa d’un torrido avere.
More di rovo
raccolte di vespro,
tra sangue e succoso sciroppo;
suggendo dalle dita l’asprezza
di un respiro non colto,
strappato ad ombre e colori;
di un frutto
assaporato d’un fiato,
tra ondate di gustoso piacere
e disdicevoli amarezze.
Un estenuante rifuggire le ascese
dagli inferi agli infermi picchi
di una gustosa leccornia
che s’esaurisce consumandoci.
E rimpiangere
di non essere,
volgendo al termine,
trascurando che siamo,
per chi gode di noi
in ogni presa d’ossigeno,
un frutto dolcissimo,
un fiato infinito.
Opera 5^ classificata Sezione Adulti
Antonino Mento
Silenzi
Scorrevano, nello spazio inerte,
sorgenti, fili di luce,
come tracce di ricordi
perduti nella sera
Una parabola, di prostrazione muta,
espone ombre, scevri degli ozi
di madri orfane di ottusa innocenza.
Silenzi, riflessi in specchi,
sprovvisti di piaghe, cercano invano
una perpetua allegria.
Percorsi affamati, come acqua assordante,
inseguono vizi in labirinti di coscienza.
Ritorna il buio
che lacera il tramonto sprovvisto di carezze,
momenti di oblio,
nel movimento di un intimo dolore.
Opera 6^ classificata Sezione Adulti
Sonia Scandella
A te, che rimani
(alla mamma di Veronica)
Chinano il capo i girasoli,
al sopraggiungere della resa:
luce spenta sul tuo cuore livido
che muove appena.
L’inverno precoce, allunga le ombre
sbiadisce i contorni,
strappa semi alla terra,
anestetizzando il dolore delle tue mani
il tormento dell’anima
Nel buio dell’abbandono,
cruda, batte la vita:
tonfo sordo, eco di dolore
disciolto in deserti comuni,
in eterni perché dispersi.
Lento sopravvivere ai giorni,
in fuga da inutili domani
sotto il peso di un sole di piombo
che non rischiara gli squarci di grano,
le carezze ferite,
i tuoi occhi sgomenti
oltraggiati dal bagliore feroce dei papaveri
Eppure,
credi, risorgerà la speranza,
ostinata come l’acqua,
quando incide sentieri nella roccia,
con un silenzio che assomiglia ad un canto,
persuaderà il tuo sguardo remoto
a riconoscere varchi di luce
per soffiarti contro,
inattesi respiri.
Opera 7^ classificata Sezione Adulti
Filippo Finardi
Le tue mani
I lenti gesti delle tue mani coronano
il tuo sorriso che illumina il mio volto
come frammenti di una storia breve
eppure lunga quanto la nostra vita.
Era il tuo fiato o un sussurrato sospiro
che mi alitava lieve a reggere il peso
di una inutile vita trascorsa a contemplare
il mondo e descriverlo nell’angusto silenzio
di una stanza dove mormorano libri e tomi
a ricordarmi l’imbrunire della sera
e la prossimità della notte, quando, tremando,
forse, passerò il confine di una falsa apparenza
di realtà illusorie, dissolte oscurità, tenebre
immote, dolcezza soffusa, per giungere
ad un silenzio di armonie dove luna e sole
e stelle sono tutt’uno nella minuscola vastità.
Luoghi di vertigine nella lontananza di felici
incontri hanno scandito la mia vicenda
di randagio, fra solitudine interrotta
appena da quell’immensità così profonda
e sofferente in anni ormai perduti
dove s’è frantumato il tutto in grandi
spazi e pure le parole che dicemmo
per concretare amore, lacerate sommergono,
divelte e sole, in voragini di cieli,
dove declina veloce lo spettro della vita.
Opera 8^ classificata Sezione Adulti
Giuseppina Sisca
Zolla di carne
Zolla di carne
nelle distese del cielo arato:
il cuore è un gocciare di solitudini
aperte ad accogliere il seme
profondo degli incontri.
Ma quanto raccolto si perde
nel tempo affollato di buio!
S’insinua invece in petto la radice
che fiuta l’odore delle acque.
Ed una rete di relazioni germoglia
da ogni sorriso volto alla tua luce.
Rinverdire i sogni
è l’unico mestiere che conosci
in questo mondo immemore e sconfitto
che ha smesso di vestire la poesia
in quanto nudità del sentimento.
Più spesso usa parole senza volto
digitalizzate e smorte
per coprire di maschere i silenzi.
Cuore,
all’ombra delle tue navate avverto
passi d’angeli scalzi
condurmi in una fioritura il sangue.
Nell’eterno bozzolo di primavere
linfa matura in segreto un volo:
ali destinate al battito del cielo.
Quando piogge torrenziali
flagellano le foglie del tuo amore
ed il dolore disumano ti indurisce
in una scheggia tagliente di rubino,
altre rotte nascondi nelle vene
ed il fuoco s’assottiglia ma non muore.
Da sempre il tuo istinto è la bellezza
attinta a pieno senso in ogni dove
ed il coraggio è ardore d’albe nuove
arrese all’innocenza ed al perdono.
Opera 9^ classificata Sezione Adulti
Andrea Masotti
San Pietroburgo
Sotto una volta tersa
mi guarda l’occhio azzurro della notte
scivola il battello su promesse
dimenticate
mani salutano dai ponti
poi l’estuario ci ingoia
si arrampica un sorriso
su campanili d’oro che trafiggono
poemi di silenzio
promesse nuove increspano le acque
le liceali additano felici il loro specchio:
la Fontanka verde.
Non so quando ti ammalasti
città che mia non sei mai stata
se nel desiderio di una notte
bianca di luce ed allegria
che non sa di finire
hai salutato un battello che scivola e va senza ritorno
o nel giorno più tetro
quando il cuore è un’ancora di ferro
e lo scheletro appare ai polsi
tardi conosci il moto delle stelle
le gomene già stringono l’ormeggio.
Opera 10^ classificata Sezione Adulti
Daniela Raimondi
La cella di mia madre
Ospedale di Circolo, Varese, Settembre 2007
Poca luce.
Gli oggetti chiamano
da in fondo a un’acqua scura.
Sento il respiro malato del mondo,
il battito moribondo di un male preistorico.
Le donne attendono ad occhi chiusi.
Domani le legheranno ad un asse di legno.
Sogneranno balene e delfini
sotto la museruola lucente del chirurgo.
La bianca cella di mia madre
immobile
nel centro esatto del mondo.
Ha una rosa aperta nella carne,
la notte scivola dentro il suo fianco.
Il corpo riposa.
Una goccia le cade nel sangue,
coltiva il germe della sua guarigione.
Guardo le piccole mani,
la sua bocca vuota.
Il dolore ha un peso leggerissimo stanotte,
l’odore tranquillo delle bambine.
Opera vincitrice del Premio in memoria di Augusto Robiati
Giulio Redaelli
Fotografie
Nella cornice argento di una domanda
storie strappate al vociare del mondo
– quasi un monologo di giorni persi
cammin facendo – rimessi al silenzio
immobile di una mensola lucida
che ogni cosa fa sembrare viva
Senza fretta, in penombra sedimenta
il tempo dell’assenza – trasparente velo
d’immutabile sorte –
Visti così non sembriamo polvere
È come se i nostri sogni fossero ancora lì
negli occhi, a somigliarci
Opera 1^ classificata Sezione Giovani
Daniele Armando
Oceano
Arenile di luce:
tra i segni della recente mareggiata
sprofondo ansie e paure;
respiro la chiara solitudine del vento,
calpestando friabili sabbie sbiadite.
Le acque arroganti, ora placate,
accolgono il sole che si sveglia stropicciato,
su una mattinata vestita di grigi preziosi.
Piccole onde leccano affettuose,
la battigia bagnata
e disegnano schiere d’impronte minuscole,
bassorilievi di dolcezza ripiegata.
Laggiù, nell’acqua smeralda,
guizzano veloci aneliti d’infinito
tra solitarie sirene d’infanzia.
Poi il loro richiamo tace
e torna a tuonare
la voce profonda dell’Oceano,
con le sue richieste di silenzio.
Nella luce nascente
le impronte dei miei pensieri
toccano le soffici dune della sabbia,
schiacciandole dolcemente.
Opera 2^ classificata Sezione Giovani
Mario De Rosa
Madre
Il tuo sorriso d’aranci mi squadra.
Silenziosi i tuoi occhi restano
agganciati al mio respiro, mentre io
contemplo dubbioso l’universo.
Ansimando, tutte le perplessità
del tristo mondo accorrono alla mente
mia, angolo di meditazioni semplici
e di ossessionanti interrogativi.
Tu mi guardi preoccupata, madre,
credendo di avvertire in me il dolore
o lo sconforto, ma io respingo ogni
aiuto, bisognoso di silenzio.
Non preoccuparti vanamente, madre.
Rifletto scetticamente sul cosmo
spudorato. Ma tra pochi minuti
tornerò a pensare all’immanente:
sul capo, allora, una muta carezza
mi accompagnerà, scevro da paure
che non mi spettano. E sorriderò
di nuovo nel tuo sorriso, madre.
Opera 3^ classificata Sezione Giovani
Giulia Matteoli
Cielo e inferno
Là, dove l’erba ha smesso di crescere,
quando sorge il sole
l’arida terra brucia
e il cielo‘è rosso fuoco.
Qua, dove morte e vita coesistono,
piove, mentre cammino
per i campi e gli alberi in fiore
dove un cielo nascosto
da nuvole grigie
fa trapassare appena
l’ultima luce del giorno.
Qua, a metà tra inferno
e paradiso
cerco di scorgere il cielo
e di respirare
tutta la natura,
il nostro punto di partenza,
la nostra origine,
dove un’onda
ha fatto sbocciare
un rosa fiore di loto e
ci ha fatto nascere.
Dove diventeremo
Il verde bagnato dell’erba
E un battito d’ali.
Opera 4^ classificata Sezione Giovani
Stefania Biscardi
Paese mio
Adagiato su una dolce collina,
tra la fresca montagna
e il brillo mare.
Baciato dal sole d’estate,
dissetato dalla pioggia d’inverno,
nenia di vento soffia la sera, e tu,
così t’addormenti.
Culla di gente semplice,
il cui orgoglio umano
è rivestito da sudore e dignità.
Profumi di “turdiddi” e “vecchierelle”,
spargono nell’aria
odore di festa.
Veglia il castello
sui minimizzati resti,
lasciati lì, soli,
colmi di fierezza e
fascino arcano,
sottomessi dal progresso umano,
non più parlano alla gente.
Oggi, un piccolo puntino sei.
Celato alla gente è
la tua grande virtù.
Il sogno si estende
oltre le tue mura.
Dov’è il tuo futuro
paese mio?
Dove, il tuo meritato valore?
Piccola stella di
un firmamento,
ma nel mio cuore,
sei quella che brilla di più!
Opera 5^ classificata Sezione Giovani
Francesca Grignani
Occhio
Nella trasparenza
lo sguardo
rispecchia
l’impalpabile respiro dell’anima
rivelando emozioni risalite
dal profondo sconosciuto.
Attento carpisce
ogni palpito del cosmo
nello splendore dell’elemento.
Come un mistico portale
concilia
l’infinito dei pensieri
all’immensità dell’universo.
Opera 6^ classificata Sezione Giovani
Luca Trissino
Scosse d’esperienza
Il brivido di un respiro
plasma la polvere del cuore,
custodita superbamente
da un’antica,
preziosa e unica emozione.
Provata per un’istante,
mai più sperimentata.
Vissuta poc’anzi, or addormentata.
Ho percorso
senza trovarti
il sentiero della verità.
Giacevi nascosta in un gomitolo di memorie,
nella traboccante via del tuo oblio.
Dimenticare è troppo coercitivo
per un sognatore realista,
dentro se stesso naufragato,
come in un’onda che travolge
l’innocente castello sazio
di ingenuità.
Un effìmero piacere disinvolto
si calò sulle mie membra
già perpetrate in un mondo poco opportuno,
e in un turbine ruvido
scorreva un amaro sguardo sul nulla.
Gote ormai stanche accoglievano pesanti lacrime,
avvolte in un vuoto d’indifferenza.
È ormai notte e solo le innocenti stelle
culleranno un profondo riappiattirsi d’istanti perduti.
Opera 7^ classificata Sezione Giovani
Piero Dal Tio
Contemplo
perso nell’esistenza
riflessi di chiarori
in divine lacrime.
Ascolto
smarrito
preludi d’ombre sonore
nella celeste essenza.
Aspiro
disperso nel vuoto della memoria
umide origini di vita
da ignoti ignorati.
Contemplo
riflessi di chiarori
nella celeste essenza.
Ascolto
preludi d’ombre sonore
da ignoti ignorati.
Aspiro
umide origini di vita
in divine lacrime.
Avverto
perso nell’esistenza
preludi d’ombre sonore.
Opera 8^ classificata Sezione Giovani
Chiara Franzil
Notturno
Crivellano
Miniando,
Barbagli di stelle,
I lineamenti
Della notte.
Puntellandosi
Sul quarzo sfarinato,
Si svelano
Talami acerbi,
Da refoli
Incensati.
Un aroma
Abbozzato
Di salsedine
Perspicua
L’ombra mancata.
Caracolla
Scortando,
Brezza di lino,
L’estrema chiosa
Di un notturno
Risolto.
Opera 9^ classificata Sezione Giovani
Pietro De Giambattista
Viandante
Viandante, se giungi per questa via
ferma il tuo cammino, bussa
alla porta accarezzata dal sole
del primo mattino e chiedi di entrare.
Siedi a tavola, sfregati le mani e
porta il calore del tuo cuore di viaggiatore
poiché in questa casa è sceso il grande
freddo e di duro sasso e non di sentimento è scolpita.
Ascolta il suono delle lacrime e racconta
una storia d’amore, parole che sazino
il dolore che gela l’anima.
Scaldati al piccolo focolare e
asciuga il ghiaccio di quegli sventurati,
perché hanno scordato la semplicità di una carezza e
la bontà di un sincero abbraccio.
Ricordalo tu, viandante, che non c’è pugno
più forte per un pugile di quello di sua
madre, che il freddo più grande
è quello del cuore, tu
che viaggi con il vento della notte
rimembra la mia preghiera,
poiché il mio cuore
è un solo viaggiatore
e tu sei il mio bastone.
Opera 10^ classificata Sezione Giovani
Vittoria De Lutiis
Diamante infranto
Nubi di paradiso che accolgono un cuore spezzato.
E Ali di Angeli che lo sollevano dal suo Inferno.
Senza sguardo, solo, non s’accontenta della morte.
Ch’ancora gli ricorda un antico amor perduto.
Accarezza il suo colore di diamante, pegno di dolore.
Nessuno segue la litania che danza sulle sue labbra.
Un silenzio aureo lo bacia su quella scorza dura.
Ma nemmeno un vento divino sa destarlo dal suo peggior sonno.
Né luce di pace sulla rugiada che cade a terra.
Od alito di guerra a muovere i fiori di loto.
Sussurra la Gioia tra le foglie del giardino bagnato.
Lui la respinge nascosto tra le ombre infrante.
Racchiuso in un bocciolo privato dello stelo.
Disteso sulla polvere di neve caduta per l’estate.
Percorre un viaggio per mete ancor troppo lontane.
E si culla nella vana speranza di poter dimenticare.